Monumento per un poeta morto

Finestra Sul Mare

Conosciuta come la “Finestra sul Mare”, per il chiaro impatto visivo, la scultura, ideata da Tano Festa e dedicata al fratello poeta, è un inno al colore e all’infanzia, temi ricorrenti nelle opere dell’artista.
La cornice, alta 18 metri, realizzata in cemento armato ed armatura ferrosa, è il trionfo dell’azzurro, non di quello che vediamo di solito sulla tavolozza di un pittore, ma di quello che c’è nell’animo, quando un poeta-scultore come Tano Festa, che fu insieme adulto e bambino, decide di affacciarsi sull’infinito.
Questa enorme finestra che tenta di incorniciare il mare esprime il senso limitato di una possibilità diversa di fermarsi con il pensiero sull’orizzonte. Ma è anche una tensione alla serenità, anch’essa ricercata da Festa, spezzata dal monolite nero, senso finito della nostra esistenza, che “buca” la gioiosa finestra ornata dalle tipiche candide nuvolette ricorrenti nel repertorio dell’artista, interferendo con l’armonia dell’opera.

Il Rifiuto del rifiuto

L’immobilismo delle Istituzioni porta ad ignorare le opere e la loro bellezza, ignorare e disprezzare il pubblico che le ama, dissociarsi dal consenso espresso dalla gente. Nonostante questo, lo Stato e i suoi rappresentanti locali restano implacabilmente impietriti nel Rifiuto. Dopo anni di abbandono e di indifferenza, Antonio Presti oppone un rifiuto a questo rifiuto da parte dello Stato. Sollecitato dal pubblico, che sovente lo incita a restaurare le opere, il mecenate di Tusa compie un gesto estremo: chiude con un sipario l’opera di Tano Festa. La incappuccia con una tela blu.
Con questo gesto simbolico, egli apre un nuovo sipario sulla scena culturale della Sicilia, per chiedere rispetto e riconoscenza. “L’arte non è abusiva, la bellezza non è un reato, non sono i codici di un diritto inapplicato a sancire ciò che è giusto, ma il pensiero che l’arte genera e la gioia di offrire l’emozione nel manifestarsi dell’opera”, così Presti spiega il suo gesto.
All’indifferenza non si deve rispondere con l’indifferenza. Soprattutto, in un mondo dominato dalla sola logica economica, in un tempo in cui l’immobilismo della regione Sicilia è rappresentativo della paralisi delle ideologie liberali nei

confronti di tutto ciò che è cultura, arte, bellezza. L’immobilismo mira a bloccare il divenire, a paralizzare il pensiero ma l’arte continua a vivere nel respiro di coloro che fanno propria la sua bellezza, ne condividono il pensiero.
La Fiumara d’Arte e il suo fondatore non sono soli, entrambi rappresentano ed incarnano non soltanto il pubblico che visita il parco delle sculture, ma anche tutti coloro che vogliono continuare a pensare alla cultura e all’arte come mezzi per elevare l’uomo e risvegliare le coscienze.
Nel rifiuto dello Stato c’è un messaggio inequivocabile che nega il mondo della cultura. Per questo Presti decide di ribaltare le posizioni, di rifiutare questo rifiuto.
Sottrarre l’opera allo sguardo del pubblico è un gesto di grande forza per affermare l’esistenza della scultura come pensiero, anche a prescindere dalla materia. Essere presenti in questa azione, nel modo che più è consono a ciascuno di noi, è un dovere, a condizione di pensare il mondo come un continuo divenire. Antonio Presti avanza in prima persona, come il pubblico di visitatori che negli anni non ha mai lasciato sole le opere della Fiumara d’Arte.

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